Aurore boreali: cosa sono e come si formano?
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Le Aurore Boreali, spesso chiamate anche aurora polare o astrale a seconda dell’emisfero nord o sud in cui si verificano, risultano essere un fenomeno strettamente ottico dell’atmosfera terrestre consistente nella formazione di bande luminose in diverse gamme di dimensioni e colorazioni in continuo mutamento nel corso del tempo e nello spazio. Le colorazioni tipiche delle Aurore Boreali si caratterizzano soprattutto nelle tonalità rosso-verde-azzurro, sotto l’assunzione della denominazione in ‘archi aurorali’.
L’importanza del magnete esercitato dalla Terra
La Terra risulta essere un ampio magnete, come supposto anche da William Gilbert nel 1600, trattandosi di un campo bipolare con un polo magnetico a nord ed un polo magnetico a sud. Nonostante una capacità magnetica lieve la Terra trattiene diverse quantità di particelle magnetiche suddivise in elettroni e protoni. Il pianeta Terra, a differenza di altri pianeti parte del Sistema Solare, esercita una forma di protezione dal bombardamento delle particelle solari.
La specifica disposizione delle particelle, a forma di anelli o cinture, circonda il pianeta terrestre intorno all’equatore geomagnetico suddividendo le Fasce di Van Allen in due cinture di radiazione a 2 mila km dalla Terra, composte da particelle elettroni, a 16 mila km contenenti soprattutto protoni. Le particelle cariche si muovono all’interno della regione circumterrestre denominata Magnetosfera.
A 3 mila km di profondità terrestre si trova il Nucleo del pianeta, a composizione prevalente di ferro, mentre ancor più internamente a 5 mila km si trova una Zona Liquida contenente al suo interno il cosiddetto Nucleo Interno. Entrambe le zone solide e liquide esercitano una rotazione a velocità diverse dando vita allo stesso dinamo presente anche sulle biciclette risultano a tratti instabile provocando un’invasione del campo magnetico terrestre.
Cenni storici sulla formazione delle Aurore Boreali
Lungo l’area territoriale americana furono avvistate e documentate per la prima volta Aurore Boreali nel giorno del 28 agosto 1859, mentre il giorno successivo l’astronomo inglese Richard Christopher Carrington studiò a fondo il fenomeno delle macchie solari ad ampio spettro dalle quali si manifestava un lampo di luce biancastra, responsabile di una seconda ondata del fenomeno in proporzioni maggiori.
Con la “Grande Aurora” del 1859 tali fenomeni vennero elaborati non più come cause della luce riflessa dagli iceberg o della luminosità emessa dai lampi, ma come attività solari uniti alle perturbazioni. Ogni 500 anni sono state stimate tempeste ricorrenti di grande entità. Le forme assunte dalle Aurore Boreali si dimostrano particolarmente varie, accompagnate da archi e raggi di luce brillanti in grado di originarsi a 100 km al di sopra della superficie terrestre, estendendosi per l’intero campo magnetico.
Gli archi delle Aurore Boreali possono dimostrarsi particolarmente sottili, estendendosi sia in orizzontale che in verticale, assumendo una forma a macchie lampeggianti ad intermittenza di circa 10 secondi fino al sorgere dell’alba. Generalmente la tonalità di colore delle Aurore Boreali assume una gradazione dal rosso a verdognolo, al giallo, mentre in casi più rari la luce solare può colpire la parte superiore dei raggi assumendo una tonalità blu. Ogni 10 anni, ed oltre, le Aurore Boreali possono inoltre assumere una tonalità unica in genere rosso intenso, detta rosso sangue, mentre le particelle presenti formano un calore freddo.
Durante la manifestazione delle Aurore Boreali si possono inoltre udire suoni riconducibili a quelli dei sibili, trattandosi di fenomeni elettronici analoghi al rumore dei bolidi, accompagnati da emissioni radio nella banda VLF, note come ‘aural chorus’.