Il Dio dei ladri e il suo poeta: tutto quello che c’è da sapere

Il Dio dei ladri viene ricordato soprattutto per la citazione dell’autore Walter Jens: “Andavo sul battello per Venezia… Mio Dio, con quale commozione rividi l’amata città, dopo essermela portata nel cuore per trent’anni… Riudii la sua quiete, lo sciacquio misterioso contro i silenziosi palazzi, e la sua nobiltà legata a un senso di morte mi avvolse di nuovo. Facciate di chiese, piazze e scalinate, ponti e calli con i loro rari passanti mi si rivelarono con sembianze inaspettate e fluttuanti. I gondolieri si scambiavano il loro richiamo. Mi sentivo come a casa…”.
Il simbolo della città di Venezia in questo caso si ricollega al fascino della bellezza e della morte, sotto chiare ispirazioni della purezza dei miti greci, della perfezione immacolata ricercata per tutto il corso dell’intera opera intraprendendo un viaggio all’interno dell’Ade.
Il culto del Dio Ermes e i suoi simboli
Il Dio dei ladri si può ricollegare alla figura di Ermes, chiamato anche Hermes o Ermete, rappresenta una divinità della mitologia e della religione greca, figlio di Zeus e della Pleiade Maya parte dei dodici dei Olimpi. La figura di Ermes si associa a differenti collocazioni, considerato allo stesso tempo il corrispondente di Mercurio nella mitologia romana, intelletto della forza divinizzante l’uomo, poeta dei momenti di estro, psicopompo accompagnatore dello spirito dei morti, frequentatore degli inferi, inventore del fuoco, Dio degli oratori, della letteratura, dei poeti, delle invenzioni, del commercio e dell’atletica.
Ad Ermes vengono associati i simboli del gallo e della tartaruga, caratterizzato principalmente per le sue raffigurazioni con il tipico borsellino, il bastone da messaggero caduceo, i sandali, il cappello alati. Il Dio Ermes vanta inoltre il culto del messaggero e di psicopompo, accompagnando le anime dei defunti nel passaggio successivo con l’aldilà, considerato uno dei pochi a poter accedere agli inferi.
Gli antichi popoli greci consideravano Ermes come un simbolo di passaggio e attraversamento dell’anima dei defunti, associato all’invenzione del fuoco, alla siringa, allo strumento musicale della lira, considerato il fautore di diverse discipline sportive come il pugilato, considerato per l’appunto il protettore degli atleti. Il Dio Ermes nacque all’interno della grotta del monte Cillene, considerato in età precoce un bambino prodigio, realizzatori della lira nell’arco del suo primo giorno di vita, per poi rubare un’intera mandria di bovini al fratello Apollo, sacrificando agli dei due mucche.
Successivamente Ermes divenne il Dio dei musicanti e il pastore di tutte mandrie. Nelle epoche più antiche la sua rappresentazione era associata alle sembianze di un Dio anziano barbuto, sotto la prestanza di un fallo particolarmente sviluppato, subendo una rielaborazione nel VI secolo a.C sotto le sembianze di un giovane affascinante e la diffusione di statue presso gli stadi e i ginnasi della Grecia. Nell’epoca classica il Dio Ermes veniva ritratto con cappello da viaggiatore o la versione alato, insieme ai sandali talari alati, compreso il bastone del messaggero. La raffigurazione più conosciuta risulta tuttavia essere quella in abiti semplici da viandante.
In ambito letterario il Dio Ermes viene citato all’interno dell’Odissea richiedendo la liberazione del re di Itaca dall’isola di Ogigia a Calipso, offrendo un’erba chiamata Moly contro l’effetto delle pozioni di Circe nei confronti del re, accompagnando le anime della strage dei pretendenti nel viaggio verso l’oltretomba, insieme allo spirito di Dario I di Persia nella tragedia I Persiani.
