TFS e TFR: quali sono le differenze

Nonostante la somiglianza del nome e della funzione, TFS e TFR sono molto diversi fra loro e, proprio per questo motivo, è importante non confonderli.
In entrambi i casi si è di fronte a forme di liquidazione che tutelano il dipendente al termine del rapporto di lavoro, garantendogli una somma di denaro di importo variabile. Mentre però il TFS è riservato esclusivamente ai lavoratori del settore pubblico con contratto di assunzione a tempo indeterminato stipulato prima del 31 dicembre 2000, il TFR è destinato a tutti gli altri lavoratori dipendenti con contratto a tempo determinato o indeterminato.
In questo articolo andremo a scoprire che cosa sono il TFS e il TFR, e in che cosa si differenziano. Per scoprire invece come si calcola il TFR o come ottenere l’anticipo del TFS, è invece possibile consultare le interessanti guide online messe a disposizione da professionisti del settore.
Il Trattamento di Fine Servizio
L’acronimo TFS sta per “Trattamento di Fine Servizio” e viene utilizzato per identificare tre distinte forme di indennità destinate ai lavoratori del settore pubblico e statale assunti, come accennato nell’introduzione, prima del 2001.
A seconda del settore di impiego e del tipo di lavoro svolto, i soggetti destinatari del TFS possono avere diritto a:
- IBU, ossia Indennità di Buonuscita: riservato ai dipendenti di Scuola, Ministeri, Università e via dicendo;
- IPS o Indennità Premio di Servizio: spetta ai dipendenti di SSN, Enti Locali e Enti Regionali;
- IA o Indennità di Anzianità: è la forma di liquidazione che spetta ai dipendenti di Camere di Commercio e Enti Pubblici di tipo non economico.
Il Trattamento di Fine Rapporto
Anche TFR è un acronimo e sta per “Trattamento di Fine Rapporto”. I destinatari di questa forma di liquidazione sono:
- tutti i lavoratori del settore privato assunti con contratto a tempo determinato o indeterminato;
- i lavoratori del settore pubblico e statale assunti con contratto a tempo determinato a partire dal 2000 o con contratto a tempo indeterminato a partire dal 2001;
- i dipendenti del settore pubblico o statale a cui spetterebbe il TFS, i quali hanno richiesto l’adesione a un fondo di previdenza complementare.
Il TFR spetta al lavoratore che ha terminato il rapporto di lavoro non solo in seguito al raggiungimento del normale termine del contratto o al sopraggiungere dell’età pensionabile, ma anche in caso di dimissioni volontarie, licenziamento o fallimento dell’azienda.
Attenzione però: nel caso in cui, anziché lasciarlo in azienda, il lavoratore decidesse di destinare la somma a un fondo pensione, riceverà la somma che gli spetta non al termine del rapporto di lavoro, ma a quello della vita lavorativa, ossia al raggiungimento dell’età pensionabile.
Le differenze in breve
Le differenze tra TFS e TFR sono numerose, ma tra le principali è possibile includere:
- la natura giuridica della prestazione: mentre il primo è una forma previdenziale, il secondo può essere visto come una vera e propria retribuzione differita;
- il calcolo del trattamento: mentre il TFS viene calcolato tenendo conto dell’ultima retribuzione annua, il TFR prevede l’accantonamento mensile di una percentuale dello stipendio.
Altre differenze riguardano le modalità e le tempistiche di erogazione, e la tassazione a cui sono soggette.