Dal diario al libro di classe: un laboratorio che lascia il segno

L’impulso di fissare la memoria collettiva di una classe in un volume fisico sembra quasi un atto anacronistico, in un’epoca dominata dalla volatilità digitale e dalla comunicazione istantanea. Eppure, il valore pedagogico di tale operazione è immensamente più profondo della semplice creazione di un annuario. Il passaggio dal vissuto quotidiano, spesso frammentato, a un artefatto condiviso e tangibile – un libro – è un processo trasformativo, un vero e proprio laboratorio didattico.
La facilità con cui oggi si può accedere a strumenti di editoria come Bookst, sta ridefinendo il concetto di “ricordo scolastico”, elevandolo da album fotografico a un potente strumento di coesione e apprendimento.
Dalla traccia personale alla voce collettiva
Il punto di partenza di questo viaggio è spesso la scrittura privata, quella del diario. È un territorio intimo, a volte caotico, dove lo studente elabora il proprio vissuto, affina la propria voce e pratica l’auto-consapevolezza. Il laboratorio che porta alla creazione di un libro di classe intercetta questa esigenza di espressione, ma la canalizza verso un obiettivo condiviso. L’atto di scrivere smette di essere un monologo isolato e diventa la materia prima per un dialogo. Si chiede ai ragazzi non solo di raccontare, ma di raccontarsi a qualcuno. Questo spostamento di prospettiva dall’io al noi è il primo, fondamentale passaggio pedagogico: implica la necessità di rendere il proprio pensiero comprensibile, empatico e rispettoso dell’altro.
Il laboratorio come spazio di negoziazione
La fase più complessa e formativa del processo non è la scrittura individuale, ma la costruzione collettiva del volume. Il “libro di classe” non è una semplice antologia di temi messi uno in fila all’altro; è il risultato di un intenso lavoro di negoziazione. La classe, guidata dall’insegnante nel ruolo di facilitatore editoriale, deve compiere scelte difficili. Quali eventi definiscono l’anno trascorso? Quali storie meritano di essere raccontate? Quale tono di voce utilizzerà il libro? Chi si occuperà delle illustrazioni, chi della revisione dei testi, chi dell’impaginazione? Questo processo trasforma l’aula in una vera redazione: si impara a discutere le idee, a mediare i conflitti, a valorizzare i talenti di ciascuno e ad assumersi la responsabilità di un prodotto finale che dovrà rappresentare tutti, anche chi ha contribuito in modo meno visibile.
L’importanza dell’oggetto libro
In un mondo in cui ogni contenuto digitale è immediatamente modificabile o cancellabile, la creazione di un oggetto fisico e immutabile come un libro assume un’importanza pedagogica cruciale. L’obiettivo tangibile—avere tra le mani un volume stampato, con un titolo, un indice e il proprio nome tra gli autori—è un motore motivazionale potentissimo. Il libro conferisce dignità e permanenza al lavoro svolto. Non è un file che andrà perso in una cartella del computer; è un artefatto che resterà negli scaffali di casa, una testimonianza concreta di un percorso. La cura richiesta per la sua finalizzazione (la correzione delle bozze, la scelta della copertina) insegna il rigore e il rispetto per il lavoro, proprio e altrui.
