Le donne in Giappone: famiglia e discriminazioni

La condizione di vita delle donne in Giappone è stata ridefinita a seguito del termine della Seconda Guerra Mondiale, da parte delle truppe alleate in opposizione al paese, ridefinendo i diritti all’interno di una clausola apposita alla Costituzione giapponese, in vigore dal 1947 e rivisitata nel codice civile nel 1948. Le modifiche apportate stabilirono la priorità degli obblighi familiari rispetto ai diritti individuali.
Storia del ruolo femminile all’interno del Giappone
La cultura giapponese ha da sempre assegnato ruoli differenti in base alla sessualità della popolazione, andando lentamente a sgretolarsi durante il corso del VIII secolo sotto la salita al potere delle prime imperatrici. Nel XII le donne potevano ereditare la gestione e il possesso delle proprie attività, sotto la possibilità di avere amanti e di ricevere una discreta eduzione. Alcuni documenti storici riportano tuttavia citazioni di donne in posizioni rilevanti all’interno della società anche nel periodo Kamakura.
Nel Giappone antico la donna veniva classificata come un simbolo divino, mentre con le successive influenze del Buddismo avvenne un radicale cambiamento associato alle volgarità. Agli inizi del periodo Edo la condizione delle donne in Giappone subì un netto peggioramento, mentre durante il corso del periodo Meiji e l’instaurazione del codice civile Meiji del 1898 molti dei diritti femminili furono abrogati, godendo di un sistema patriarcale soltanto di facciata.
A seguito della Seconda Guerra Mondiale le donne giapponesi furono comparate agli uomini, godendo dei medesimi diritti, ottenendo anche il diritto al voto, sino ad arrivare alla parità dei trattamenti in luoghi professionali, alla possibilità di accedere alle cariche pubbliche. In materia occupazionale, nel 1986, venne proclamata una legge per le pari opportunità, conservando odiernamente pochissime controversie risalenti alla diatriba del 2005 sullo scoppio della questione legata alla successione del trono riservata agli uomini.
Istruzione delle donne giapponesi
Fino alla metà del Novecento, oltre i ruolo di genere, anche la famosa citazione proverbiale ‘buona moglie, madre saggia’ ha influenzato la maggior parte delle culture giapponesi, relegando spesso la donna al ruolo marginale di moglie e madre sotto le responsabilità della casa e della famiglia. All’interno della maggior parte dei nuclei famigliari odierni il ruolo della donna si occupa prevalentemente della formazione dei figli e del bilancio domestico interno, facendosi spesso carico anche dalla maggior parte dei problemi.
Dal Novecento in poi le possibilità a livello d’istruzione per le donne giapponesi sono aumentate incrementando i percorsi successivi oltre la scuola secondaria superiore. In prossimità dell’ultimo ventennio del XX secolo sono emerse in Giappone una nuova categoria di femminile istruita, determinando il 40% della forza lavoro complessiva. Odiernamente anche le donne giapponesi risultano spesso rinunciare alla carriera professionale al momento della nascita dei figli, per rientrarvi in alcuni casi soltanto successivamente.