Cicerone: storia, riassunto delle opere, filosofia ed oratoria
Marco Tullio Cicerone è stato un illustre e famoso politico, avvocato, oratore, scrittore e filosofo che l’ha reso una delle figure più in rilievo all’interno della società dell’antica Roma. Le sue opere letterarie, che sono veramente molto vaste, sono composte sia dalle orazioni politiche sia dai trattati di filosofia e di retorica che riescono a descrivere com’era Roma al tempo della Reppublica, inoltre i sui scritti sono stati un esempio per gli autori del I secolo e proprio per questo Cicerone, o meglio la sua letteratura, è considerata come il modello della letteratura classica latina.
Ma chi era Cicerone? Quali opere ha scritto? E in cosa consistevano la la sua filosofia e la sua oratoria? Scopriamolo insieme in questo articolo.
La storia di Cicerone
Marco Tullio Cicerone nacque ad Arpino, nel Lazio Meridionale, il 3 Gennaio 106 a.C. all’interno di una famiglia benestante, infatti il padre era un membro dell‘ordine equestre mentre la madre era di nobili origini. La sua spiccata intelligenza poliedrica, spigliata e superiore si manifestò fin da quando era solo un bambino, mentre per quanto concerne i suoi studi ricevette un’ottima educazione filosofica e retorica diventando anzitempo anche un eccellente poeta. Quando aveva 26 anni (nell’86 a.C.) su insistenza dei suoi amici Cicerone sostenne la causa pro Sexto Roscio Amerino, dove un importante liberto di Silla accusò un giovane di essersi macchiato del delitto di parricidio. Nessuno voleva patrocinare la casusa in quanto le accuse erano palesemente false in quanto i due volevano dividersi i beni del dufunto ma, Cicerone, riuscì ad ottenere uno strepitoso risultato e l’apprezzamento delle persone che assistettero a quel processo complicato. Successivamente però il filosofo si trasferì in Grecia e lì rimase fino al 77 a.C. e i motivi che lo spinsero a compiere questa scelta non sono chiari, potrebbero essere stati dei problemi di salute oppure perchè preoccupato che il potente libeto potesse mettere in pratica qualche ritorsone. In Grecia riuscì ad affinare la sua cultura grazie al fatto che studiò insieme a Posinodio, Antioco di Scalona e Filone di Larissa che erano tutti e tre dei grandissimi maestri della Filosofia mentre sotto la guida di Apollonio Molone di Rodi apprese la Retorica, tra l’altro Cicerone si dimostrò anche un allievo di sensazionale talento nell’apprendere la conoscenza della lingua greca che Antioco di lui disse Educazione ed Eloquenza. Una volta rientrato nella città di Roma Cicerone, la cui natura era sempre stata molto ambiziosa, su l’insistenza del padre e dei propri amici decise di iniziare la carriera politica, allora per riuscire ad imparare la capacità di convincimento verso gli ascoltatori decide di seguire i celebri attori di teatro Quinto Roscio e Clodio Esopio, rispettivamente un comico e un tragico, per acquisire in questo modo la propensione alla minica, l’utilità della gestualità e la variazione della voce. Per i successivi quindici anni e più Cicerone, anche se ormai la giustizia era palesemente corrotta e lo Stato era lacerato dall’intollera, venne considerato come il Principe indiscusso del Foro e del palcoscenico politico e questo riconoscimento gli venne attribuito in modo concorde da tutti, lo stesso Plutarco lo descrisse tre qualità che gli appartenevano, ovvero l’affidabilità, la meticolosità e la giusta considerazione verso la giustizia. Nel 70 a.C. Cicerone scrisse le celebri Verrine, nel 66 a.C. stilò la pro lege de imperio Gn. Pompei, il suo programma politico chiamato la de lege agraria invece risale al 63 a.C. (anno i cui verrà nominato Senatore della Repubblica) mentre sempre nel 63 a.C. risalgono le Catilinarie e al 62 a.C. la pro Archia.
Quando venne eletto Senatore della Repubblica (63 a.C.) grazie ai voti ricevuti sia da parte dall’aristocrazia si da parte dei democratici, Cicerone, riuscì a smascherare a a fermare la congiura di Catilina denunciando al Senato i congiurati. Giulio Cesare, che al tempo era un astro nascente tanto potente quanto prudente, decise di non ascoltare il caloroso appello avanzato in Senato da Catone l’Usticense per salvare dal Supplicium more mariorum i cospiratori, che finirono per essere condannati a morte per ordine di Cicerone che in questo modo riuscì a ristabilire l’ordine a Roma. Questo intervento che aveva impedito l’insorgere della più grande insurrezione politica della storia, fermando i cospiratori senza che all’interno della città nascessero dei disordini valse a Cicerone l’appellativo di Padre e Salvatore della Patria ma nonostante questo enorme successo per il suo modo giusto di fare politica, per la dialettica, per la sua incontenibile e ambizione e per le sue battute sardoniche Cicerone è visto come una figura scomoda all’interno del mondo politico. Infatti in questo contesto non mancano i complotti, la politica esercitata con la forza e lo scambio di favori a titolo personale che sempre di più intossicavano la democrazia, tanto che nel 60 a.C. avvenne la costituzione del Triumvirato composta da Giulio Cesare, Pompeo e Crasso che nel 59 a.C. andò subito ad incidere sul consolato dello stesso Cesare. Questo comportò che Cicerone venne estromesso dalla vita politica per mano del tributo Clodio, il quale ebbe facoltà di agire direttamente dal Triumvirato che rese opportunamente retroattiva la lex Clodia de capite civis Romani emanata nell’anno 58.
Così Cicerone venne mandato in esilio per un periodo di sedici mesi (tra il 58 e il 57 a.C.) trascorrendo un periodo a Durazzo e un periodo a Tessalonica, dove resterà fino a quando Pompeo non interromperà il suo esilio forzato che per il filosofo aveva rappresentato un’esperienza tanto crudele quanto sconvolgente. Nel quindicennio che comprende gli anni dal 57 al 43 a.C. Cicerone provò nuovamente a riprendere il suo antico ruolo di mediatore, cercando rappresentare l’equilibrio tra gli interessi ostili che ormai caratterizzavano il mondo corrotto della politica, inoltre si dedicò ancora anche alla sua attività di avvocato. Successivamente dopo anni estremamente difficili sia dal punto di vista famigliare sia politicamente dopo l’assasinio di Giulio Cesare (15 Marzo 47 a.C.) Cicerone venne usato, in virtù delle sue straordinarie doti intelletuali, dal suo giovane estimatore Ottaviano che dopo essere riuscito a battere Antonio per la carica di Console al Senato non si fece problemi ad abbandonare il filosofo per stipulare un accordo più conveniente con Lepido. Così all’età di 64 anni Cicerone, pagando per le Filippiche scritte contro lo stesso Ottaviano, venne condannato a una morte truce e violenta dove non solo finì decapitato ma gli vennero anche tagliate le mani.
Le Opere, la Filosofia e la Retorica di Cicerone
Le Opere scritte da Cicerone si possono dividere in Principali opere di Retorica e Politica: De oratore (datata 55 a.C.), De legibus (datata 52 a.C.), De re pubblica (datata 54-51 a.C.), Orator e Brutus (datate 46 a.C.); Principali Orazioni: Pro Quinctio (datata 81 a.C.) Pro Roscio Amerino (datata 80 a.C.), Verrinae (datata 70 a.C.), De lege agraria (datata 63 a.C.), Pro Rabirio perduellionis reo (datata 63 a.C.), Pro Murena (datata 63 a.C.), Catilinarie (datata 63 a.C.), Pro Sulla (datata 62 a.C.), Pro Archia (datata 62 a.C.), De domo sua (datata 57 a.C.), Pro Sestio (datata 56 a.C.), Pro Caelio (datata 56 a.C.), Pro Balbo (datata 56 a.C.), In Pisionem (datata 55 a.C.), Pro Rabirio postumo (datata 54 a.C.), Pro Milione (datata 52 a.C.) e Philippicae (datata 44-43 a.C.); Opere Poetiche: Juvenilia, De temporibus suis, De consulatu suo e Marius; Opere Filosofiche: Tusculane disputationes (datata 45 a.C.), De natura deorum (datata 45 a.C.), Laelius de amicitia e De Officiis (datate 44 a.C.); Opere in Prosa e Traduzioni: Hortensius e Laus Catonis (datate 45 a.C.), parafrasi dal Timoteo e dal Protagora scritti da Platone; Raccolte Epistolari: Espistulae ad familiares (che comprende sedici libri), Epistulae ad Quintum fratrem ed Epistulae ad atticum.
Cicerone esigeva che gli amici lo identificassero più nella figura del filosofo che in quella dell’oratore, in quanto quest’ultima dote gli serviva principalmente quando si occupava di politica, tanto è vero che lui aveva fatto della filosofia la sua attività primaria. Inoltre si potrebbe considerare Cicerone più che altro un uomo che amava la conoscenza in sè stessa, perchè le sue caratteristiche filosofiche non si distinsero mai per la loro originalità, il metodo e la competenza con il risultato che non venne mai portato ad essere un filosofo nel senso stretto del termine. Sarebbe anche molto restrittivo attribuire alla sua immensa figura il termine di Divulgatore, perchè il suo più grande merito è stato sicuramente quello di riuscire a caratterizzare la filosofia greca dandole un’impronta romana. L’obbiettivo di Cicerone era piuttosto mirato a rifondare, ovvero trovandonsi a vivere un momento storico in cui la Repubblica era lacerata da molti conflitti la filosofia ha rappresentato un modo per fuggire artisticamente, dove attingendo dal proprio passato la Romanità può acquisire una nuova forza dalla Grecità e in questo modo, tramite la filosofia Cicerone, sostiene che questa consapevolezza può portarlo a ridiventare una guida politica e morale per Roma. Il pensiero filosofico di Cicerone è stato influenzato sia dagli studi intrapresi da giovane con i maestri filosofi dell’epoca sia dalla traduzione delle opere di Platone, che non solo gli hanno dato la possibilità di ricavare molte sfacettarure delle tradizioni grece, ma gli hanno consentito di arrivare a sviluppare un pensiero libero ed eclettico che risultasse essere come un tutto principalmente intrinseco. Inoltre Cicerone viene considerato come il più elegante e perspicuo uomo di legge che sia mai esisto, in quanto è stato brillante oratore soprattutto grazie alla sua preparazione greca, che l’ha portato a rendere, a chi l’ascoltava, la propria come se fosse una vera e propria d’arte riuscendo a dare ai propri discorsi la giusta dose di pathos, utilizzando anche all’interno dei testi scritti sia dei contenuti validi sia una forma armoniosa.